La sostenibilità ambientale mette al centro l’ape, la regina della biodiversità, barometro naturale dello stato in cui si trovano i nostri territori. A causa di inquinamento e uso di pesticidi, negli ultimi anni il numero di api presenti sul territorio si è drasticamente ridotto causando notevoli scompensi per tutto l’ecosistema e per il comparto agricolo.
Un alveare mediamente ha circa 70.000 api mielifere e un’ape visita 700 fiori in media al giorno, per cui un alveare con 20.000 api visita 14 milioni di fiori al giorno e per produrre 1kg di miele devono essere percorsi circa 150.000 chilometri. Il raggio di raccolta di un’ape è di circa 3 km, ma se trova “cibo” più vicino rimane nella zona.
Grazie alle arnie installate dai Consorzi e dagli enti preposti, l’apicultore può controllare lo stato di salute del proprio territorio, e può far analizzare la presenza di pesticidi e sostanze chimiche presenti sui pollini e nei materiali depositati dalle api nelle casette.
È fondamentale verificare lo stato di salute dei terreni delle coltivazioni dove le api sentinelle volano, e proprio grazie al loro lavoro il territorio viene “monitorato” dalle piccole e instancabili amiche dell’agricoltura e può godere di buona salute, regalando prodotti di qualità.
L’agricoltura ha un enorme interesse a mantenere le api quali efficaci agenti impollinatori. La Food and Agriculture Organization – FAO ha informato la comunità internazionale dell’allarmante riduzione a livello mondiale di insetti impollinatori, tra cui Apis mellifera, le api da miele.
Circa l’84% delle specie di piante e l’80% della produzione alimentare in Europa dipendono in larga misura dall’ impollinazione ad opera delle api ed altri insetti pronubi. Pertanto, il valore economico del servizio di impollinazione offerto dalle api risulta fino a dieci volte maggiore rispetto al valore del miele prodotto.
Nel corso degli ultimi anni in Italia si sono registrate perdite di api tra cento e mille volte maggiori di quanto osservato normalmente (dato del 2008).
Più del 40% delle specie di invertebrati, in particolare api e farfalle, che garantiscono l’impollinazione, rischiano di scomparire; in particolare in Europa il 9,2% delle specie di api europee sono attualmente minacciate di estinzione. Senza di esse molte specie di piante si estinguerebbero e gli attuali livelli di produttività potrebbero essere mantenuti solamente ad altissimi costi attraverso l’impollinazione artificiale.
La conclusione è chiara: o cambieremo subito il nostro modo di produrre cibo, oppure la maggior parte degli insetti arriveranno all’ estinzione entro pochi decenni. Le ripercussioni che ciò avrà per gli ecosistemi del pianeta nei prossimi anni potrebbero essere molto gravi, poiché gli insetti sono la base strutturale e funzionale della maggior parte degli ecosistemi del Pianeta.
Il ripristino degli habitat naturali, insieme ad una drastica riduzione degli input agro-chimici e alla “riprogettazione” agricola, è probabilmente il modo più efficace per evitare ulteriori diminuzioni o scomparse degli insetti impollinatori. In particolare, nelle aree ad agricoltura intensiva.
Ad esempio, filari, siepi e prati impiantate ai margini del campo aumentano l’abbondanza di impollinatori selvatici. Come, pure la rotazione delle colture con trifoglio o altre leguminose può incrementare l’abbondanza e la diversità dei bombi, che a loro volta migliorano la resa delle colture e la redditività dell’azienda.
Queste pratiche di “ingegneria ecologica” non solo favoriscono gli impollinatori, ma conservano anche i nemici naturali degli insetti che sono essenziali per contenere le specie di parassiti erbivori che attaccano numerose ed importanti colture.
Tuttavia, affinché queste misure siano efficaci, è fondamentale che gli attuali modelli di utilizzo dei pesticidi siano ridotti al minimo per consentire il recupero delle popolazioni di insetti.
In molti dei sistemi agricoli presenti nel mondo, il controllo biologico costituisce un mezzo sottoutilizzato ma economicamente efficace e a basso impatto ambientale per risolvere i problemi dei parassiti delle colture, in grado di preservare la biodiversità sia all’interno che al di fuori delle aziende agricole.
fonte: isprambiente.gov.it, finocchionaigp.it