I Fusilli di Felitto sono maccheroni forati. Chiamati in dialetto campano maccaruni pertusati, di una lunghezza che normalmente arriva a 25-32 cm e soprattutto di un ridotto spessore (circa 2-4 mm). Hanno un colore che va dal giallo dorato, caratteristico delle paste all’ uovo, alle tonalità ambra dovute ai vari tipi di farina impiegate.
I Fusilli di Felitto sono diversi da quelli preparati in altre località ed è per questo che sono stati inseriti nell’ elenco nazionale dei Prodotti Agroalimentari Tradizionali (PAT) della regione Campania. Nel 2018 a Terra Madre Salone del Gusto è riconosciuti come presidio Slow Food.
Il fusillo di Felitto si caratterizza per la lavorazione lunga e la ricchezza dell’impasto. Al contrario del fusillo tipico della tradizione contadina cilentana consumato quotidianamente, il formato felittese si preparava per le grandi occasioni: Pasqua, Natale, la festa della Madonna e San Vito, il patrono del paese, ma anche Carnevale.
Secondo una tradizione del paese, la sera del martedì grasso si mette da parte un piatto di fusilli che l’indomani, inizio della Quaresima, si offre alle galline, come augurio di buona prolificità.
Il territorio
Le aziende del Presidio producono il fusillo di Felitto nel Cilento. Nell’omonimo comune della provincia di Salerno, situata nel cuore del Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni. Un’area storicamente votata alla coltivazione dei grani tradizionali, per via del clima particolarmente favorevole e dei territori ben esposti al sole.
Le materie prime
L’impasto del fusillo di Felitto è preferibilmente a base di semola di grano duro, una grande quantità di uova, da 6 a 8 per chilogrammo, e un po’ di sale. I fusilli di Felitto autentici non prevedono l’aggiunta di acqua: solo una goccia di olio extravergine di oliva per ungere le mani nell’ultima fase di impasto.
I produttori aderenti sono tenuti ad adottare una tecnica di coltivazione, allevamento e trasformazione ecosostenibile basata sui principi generali dell’agricoltura biologica. La coltivazione del grano avviene su svariati ettari in zone prevalentemente collinari o montane. Le uova sono ottenute da allevamenti locali e il poco olio extravergine di oliva è anche esso ottenuto da cultivar autoctone del territorio e trasformate in loco.
La lavorazione
Si dispone la semola sullo spianatoio, u scanaturu in dialetto, formando la caratteristica fontana cui si aggiungono le uova e il sale. Agendo con le mani, si mescolano le uova unendo gradualmente la farina, fino ad arrivare ad un impasto omogeneo. Raggiunta la consistenza voluta, l’impasto si fa riposare per una/due ore. Raggiunta la maturazione della pasta, se ne staccano delle porzioni che servono per la caratteristica fase della cingolatura. L’abilità delle donne del paese sta nel lavorare molto questo impasto tenace. Porzionarlo a occhio, modellarlo e tagliarlo in strisce che vengono cinguliate, ovvero passate nelle mani fino a formare cordoni cilindrici pronti per la lavorazione finale a ferro, u fierru in dialetto.
Il ferro impiegato è in acciaio e molto sottile con sezione quadrata, ed è spesso un millimetro, realizzato abilmente dagli artigiani locali. Premuto sui cordoni di impasto fino a penetrare all’interno. Poi, con gesti rapidi, si tira l’impasto fino a raggiungere la lunghezza di 25-32 cm. Appena sfilati dal ferro, i fusilli sono stesi ad asciugare ed essiccare ben allineati su tovaglie di lino, conservando la forma dritta e il foro centrale. Secondo la tradizione si condiscono con un sugo di castrato di capra e una cacioricotta di capra cilentana.
Durante tutto l’anno il Presidio si può degustare nei ristoranti e negli agriturismi locali. Nel mese di agosto si può mangiare nella tradizionale Sagra del fusillo che si tiene a Felitto dal 1976.
Al prossimo presidio, Elisa.